Ultimo Aggiornamento: 7 Maggio 2024

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31 Gennaio 2024

L’autonomia (differenziata) che non vuole nessuno, o quasi

Calderoli e Meloni
Calderoli e Meloni

L’autonomia differenziata prevede una riduzione abbastanza importante delle competenze che finora sono state in capo allo Stato, in favore di una devoluzione di poteri per le Regioni che ne faranno richiesta. Dall’istruzione al lavoro, dal commercio esterno alla sanità, dalla previdenza complementare e integrativa alla gestione delle risorse energetiche, dall’organizzazione e gestione della giustizia di pace sono diversi i temi sui quali ogni ente locale potrà chiedere – qualora abbia fondi sufficienti per sostenere l’impegno – di muoversi in maniera indipendente per una durata di 10 anni, rinnovabili automaticamente a meno di comunicazioni differenti.

Il disegno di legge firmato dal leghista Roberto Calderoli è passato in Senato e diventerà realtà dopo la seconda lettura alla Camera e a quel punto – dopo un iter non breve – diventerà legge. E le Regioni, ognuna in base alle proprie possibilità finanziarie, potrà acquisire autonomia su molteplici settori, dalla sanità alla scuola. Un orizzonte che non piace a Pd, M5S e AVS che hanno votato contro. La prospettiva rischia di portare diseguaglianze e spaccature nel Paese, che avrebbe un sistema scolastico diverso regione per regione, divario sociale tra le regioni più ricche e quelle più povere e una sanità frammentata, dove in alcune regioni il diritto alla salute già adesso non è garantito.

Tra le preoccupazioni delle Regioni, prevalentemente quelle del Mezzogiorno, vi sarebbe quella della mancanza di risorse sufficienti per finanziare, quindi per rendersi autonome, diverse funzioni aggiuntive previste dalla riforma. E rimarrebbero, a detta dei contrari, ulteriormente al palo rispetto a Lombardia, Veneto, Emilia Romagna per fare tre esempi di realtà ricche. A livello politico la legge sembra soddisfare la Lega, che avrà finalmente raggiunto il suo obiettivo di secessione e di federalismo fiscale, Fratelli d’Italia, che come contropartita otterrà il via libera al premierato e Forza Italia, che potrà passare all’incasso sulla riforma della giustizia.

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